Maximum Rock & Roll

Di Sergio Ariza

Nel 1969 era un segreto di Pulcinella che gli Who dal vivo fossero il gruppo rock più emozionante del mondo. Mentre i Beatles e gli Stones si mantenevano a distanza dal palco, Pete Townshend e la sua band colsero l'occasione per diventare l'epitome del rock & roll dal vivo, praticamente inventando i concerti rock come li conosciamo noi, rendendo il loro show dal vivo ancor più duro e forte, creando la combinazione chimica di quattro elementi più pericolosa ed eccitante, da quando qualcuno mescolò acido nitrico concentrato, acido solforico e glicerina per creare la nitroglicerina.  

Gli Who dal vivo erano un’autentica bomba, quattro eccellenti musicisti e quattro personalità totalmente diverse che lottavano per guadagnarsi le luci dei riflettori come se ognuno di loro fosse il maschio alfa del branco. Il chitarrista saltava su e giù con la chitarra in spalla, facendo il ‘mulinello’ a velocità supersonica, il cantante lanciava il microfono in aria con pericolo di morte per chiunque gli si avvicinasse e il batterista era una turbina con occhi da psicopatico che non si fermava un attimo. Intanto il bassista, l'unico che "rimaneva al suo posto nel bel mezzo della tempesta", spiccava ancora di più, come un pazzo nell’ombra del cataclisma che si stava scatenando intorno a lui (quando non si travestiva da scheletro). 

 

Insomma, gli Who erano diventati la band da vedere e da ascoltare. Era comprensibile che, dopo il successo di Tommy, la band decidesse che il passo logico fosse quello di pubblicare un album dal vivo. Così registrarono tutti i concerti del tour americano di Tommy del 1969, ma quando tornarono in Inghilterra, un Pete Townshend troppo pigro per riascoltare tutti i concerti uno ad uno per decidere cosa pubblicare, decise di bruciare i nastri. Gli Who erano anche questo, nel bene e nel male, pura anarchia. Si decise di preparare due concerti speciali per registrare l'album, uno all'Università di Leeds il 14 febbraio 1970 e un altro a Hull il giorno dopo.
  

Dal pezzo d’apertura, Heaven and Hell, fino alla chiusura con Magic Bus, gli Who levitano intorno al palco, e il giorno dopo suonarono ancora meglio, ma ci furono problemi con il suono del basso e si decise di usare il primo concerto. All'inizio Townshend pensò di pubblicare un doppio album con quasi tutto il concerto, ma alla fine decise di lasciarlo come album singolo con tre cover spettacolari, Summertime Blues, Shakin All Over e Young Man Blues, e tre singoli del periodo precedente a Tommy, Substitute, Magic Bus e My Generation, in una versione estesa che includeva un medley di canzoni che comprendeva Naked Eye (una canzone che sarebbe stata pubblicata su Lifehouse, l'album che stavano preparando), Sparks e See Me Feel Me da Tommy. Fu un modo per rivedere la loro storia, da My Generation al presente, ma serviva anche per far sapere ai loro fan americani che li avevano appena scoperti, che erano la stessa band che aveva appena registrato Tommy (John Entwistle scherzava all'epoca visto che la maggior parte dei fan americani pensava che il nome della band fosse Tommy e il nome dell'album The Who).
 

 

Non c'è un solo momento che non spicchi in questi 37 minuti, dall'incredibile riff di Young Man Blues alle estese 'jams' strumentali. Era il 1970 e gli Who erano all'apice. È incredibile sentire di cosa fosse capace quello che è forse il gruppo rock dal vivo più emozionante della storia. Ecco perché è consigliabile ascoltare la versione Deluxe (che include l'intero concerto) o quella del 40° anniversario (che include anche il concerto di Hull). Ecco come suona il rock nella sua forma più pura. Fu così che gli Who crearono il suono degli anni '70, che sarebbe poi sfociato nell’heavy, ma essendo molto meno monolitici, con tre voci che si completano a vicenda, canzoni versatili, e un'alchimia che faceva brillare ognuno di loro in modo ancora più intenso.
 

 

Per quanto riguarda l'attrezzatura di Townshend, usò una delle sue SG Specials con P90, collegato a un HiWatt CP103 "SUPER WHO 100", mentre Entwistle suonava il suo basso preferito, il "Frankenstein", fatto con diversi pezzi di vari bassi, come diversi Precisions e un Jazz Bass, ma alla fine è un mix tra loro, la voce di Roger Daltrey (non ha mai cantato meglio che in quest'epoca) e il ritmo frenetico di Keith Moon che dà loro quel suono che sembra impossibile ottenere con soli tre strumenti e le loro voci.
  

Nel dicembre del 1968, gli Who rubarono la scena agli Stones nel loro Rock & Roll Circus, ma quando quest’album uscì nel maggio 1970, nessun altro gruppo o artista avrebbe fatto lo stesso errore...Non c'era concorrenza possibile con gli Who dal vivo.
 

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