Alla ricerca di 'satisfaction'

Di Paul Rigg

Con il passare degli anni '80, i rapporti tra Mick Jagger e Keith Richards stavano diventando pericolosamente flebili.  

Jagger voleva che i Rolling Stones si muovessero in direzioni musicali nuove e più contemporanee, mentre Richards voleva continuare a estrarre le radici blues del gruppo. Qualcosa doveva succedere e quando Jagger decise di non fare il tour per lanciare l'album degli Stones Dirty Work (1986), ma invece di lavorare sul suo progetto personale, Richards fu praticamente obbligato a prendere in mano le redini e lavorare al suo primo album da solista, Talk Is Cheap, pubblicato il 3 ottobre del 1988.
 

Non era un uomo felice. "È un po' strano, perché non è mai stato nei miei piani", disse Richards all'epoca. "Non era qualcosa che volessi fare, anche nel mio cervello, fare un disco solista mi dava un leggero senso di fallimento".    

     

L'amarezza di Richard si riversò in una canzone, You Don’t Move Me, dove canta: "Hai fatto la mossa sbagliata, hai bevuto la pozione sbagliata, hai perso il sentimento, è così attraente...oh sì, non mi muovi più." In qualche modo è il momento How Do You Sleep dei Rolling Stones. Come John Lennon reclutò George Harrison per farsi aiutare ad affondare il coltello in Paul McCartney dopo la rottura dei Beatles, Richards chiamò l'ex chitarrista degli Stones Mick Taylor per contribuire al suo debutto.
    "Metà di me non vorrebbe strofinarglielo sotto il naso," disse Richards, "ma siamo umani, quindi gli pianti il coltello e lo giri un po’. Tutto quello che Mick ed io facciamo, se potessimo tenerlo nascosto, lo faremmo, ma alla fine diventa pubblico."  

Con una nota molto più positiva, quello che in seguito divenne pubblico fu che Richards fu rinvigorito dal suo nuovo ruolo di frontman. "[Lavorare sull'album] era così figo, non ci si potevo credere", disse anni dopo. "Mi ha riportato in vita, mi sentivo come se fossi appena uscito di prigione."
   

   

Un elemento chiave in questa trasformazione fu decidere di collaborare strettamente con Steve Jordan, con cui aveva lavorato nell'album precedente degli Stones. Jordan non solo ha co-prodotto Talk is Cheap, ma ha co-scritto la maggior parte delle canzoni e ha anche contribuito in molti pezzi con basso e batteria.
 

Richards chiamò una schiera di altri musicisti, con molti dei quali aveva già lavorato mentre aiutava Chuck Berry a festeggiare il suo compleanno, anni prima. Tra questi c'erano Bootsy Collins, Charley Drayton, Bernie Worrell, Waddy Wachtel, Ivan Neville e Patti Scialfa. Durante la registrazione tra gli studi di Bermuda e Montserrat, la maggior parte dell'album si incise in 10 giorni nell'agosto del 1987 a Montreal.
 

L'album inizia con il sound funky di Big Enough, ma si mette davvero all'opera con il primo singolo Take It So Hard, dove troviamo Richards e la sua Fender Telecaster del 1954 in una versione dal vivo. Pare che fu necessaria una sola registrazione. "Era semplicemente e incredibilmente buono così", disse il chitarrista a Waddy Wachtel in seguito. "Era il secondo pezzo della serata, e la suonammo da dio. Tornai a casa pensando, 'Abbiamo già conquistato l'Everest?'"
   

   

Richards mostra quindi le sue credenziali rockabilly e il suo senso dell'umorismo in I Could Have Stood You Up, seguito da un soul rilassante e da bei lick di chitarra su Make No Mistake. Un critico ha definito la voce di Richards "liscia come una corteccia d'albero", ma la verità è che può cantare e può anche felicemente convertirsi nel front man.
 

Il reggae Rockawhile mantiene le cose interessanti e il maestro dei riff mostra ancora bei colpi su Locked Away. Seguono altri lick sul pezzo rock che chiude l'album, It Means A Lot.
 

Riflettendo sull'album anni dopo, Richards disse che lo rese "un Rolling Stone migliore. Ho scoperto che posso, se devo, vivere senza i Rolling Stones". È chiaro che Richards e Jagger hanno bisogno l'uno dell'altro per creare la loro miglior musica, ma l'esperienza indesiderata di fare le cose da solo portò Richards a un grado di soddisfazione che altrimenti non avrebbe mai conosciuto.
   

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