Dentro un cuore tenebroso

Di Paul Rigg

Richard Thompson è un chitarrista straordinario e un cantautore di grande talento ma, diciamo, non è il più allegro della compagnia.  

Tuttavia, se il buio e l’oscurità sono la tua passione, ascoltarlo è un invito a nozze. Fortunatamente, anche se Thompson non ha l'ingegno di Tom Waits, possiede un sarcasmo e uno stile unico che porta le sue canzoni a un livello molto al di sopra del comune. Quando ascolti Richard Thompson, sai che sei davanti a qualcosa di straordinario.
 

La leggenda folk britannica ha ormai quasi 70 anni, ma sembra ancora forte e determinato come sempre. Il suo ultimo album, 13 Rivers, contiene 13 brani che serpeggiano nella giungla in modo misterioso e minaccioso come il fiume di Apocalypse Now, con testi in agguato che sembrano poter saltare fuori e mordere da un momento all’altro. "Queste canzoni", dice, "sono state una sorpresa...sono venute da me in un momento buio".
   

   

In quest’album analogico autoprodotto, per ottenere un suono crudo e sicuro di sé, Thompson collabora nuovamente con il bassista Taras Prodaniuk e il batterista Michael Jerome, insieme al chitarrista Bobby Eichorn.
 

L'album prende il via con l'inquietante The Storm Won’t Come, in cui Thompson supplica apparentemente un personaggio biblico, Flood, per lavare via tutto il caos e il peccato del mondo. "C'è odore di morte dove poso la testa...desidero la tempesta, ma la tempesta non arriverà" canta, prima che la canzone si trasformi in un climax in cui, finalmente, è la "pioggia musicale" a riversarsi.
 

Le cose non si rasserenano con The Rattle Within, dove Thompson chiede "Proprio quando pensi che il tuo cavallo è un vincitore, proprio quando pensi di essere pronto a vincere, c'è una domanda nel tuo profondo, chi ti salverà dal rantolo che hai dentro?". Una sorta di risposta arriva da un assolo di chitarra cupo e oscuro sulla sua Stratocaster rossa del '59, che ha quasi intenzioni punk.
   

   

O Cinderella
offre uno dei pochi momenti di tregua a causa dell'umorismo divertente e vigoroso di frasi come "Non sono molto allenato a casa, è vero, ma voglio fare cupcakes con te." La calma non dura a lungo, perché il pezzo è seguito da No Matter, dove Thompson parla di "contemplare il suicidio prima che arrivi la marea". Forse c'è un legame oscuro qui con l’eccezionale ballata My Rock, My Rope, in cui canta "Nel mio dolore, Nella mia oscurità, c’è il mio conforto, E la speranza; Nella mia perdita, Nella mia tristezza, c’è la mia roccia, c’è la mia corda." Qui non sembra esserci altro modo di interpretare il "conforto" che quello che trovò Ian Curtis.
 

   

Bones of Gilead
, d'altra parte, vede Thompson fare magia  con la chitarra – sembrerebbe essere la sua Lowden L32C acustico-. Si tratta ancora di un pezzo buio e intenso ma è anche spigoloso, misterioso ed eccitante.
   

Un'altra grande canzone dell'album è Shaking the Gates, dove canta "Sto scuotendo, sto scuotendo... Sto scuotendo i cancelli", riferendosi presumibilmente alle porte del paradiso. È una canzone dal suono dolce, che potrebbe anche offrire una nota positiva sul finire, grazie a frasi come "Se gli angeli esistono, allora chi ha bisogno dei sogni?"
   

In conclusione, 13 Rivers è un altro disco dalle mille sfaccettature che ci arriva dal talentuoso dio della chitarra folk. È buio e contorto, ma anche gentile e ironico a momenti, riflettendo in qualche modo il tormento che ha dentro. "Spesso...mi chiedo cosa diavolo stia succedendo dentro di me", dice dell'album.
     

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