Il mondo sulle loro spalle

Di Paul Rigg

The Pierce Brothers, i gemelli australiani trentenni Jack e Pat (27 luglio 1988) iniziarono la loro carriera suonando per le strade di Melbourne prima di andare direttamente in vetta alle classifiche di iTunes con il loro EP "The Records Were Ours" del 19 febbraio. La coppia ha quindi intrapreso un tour mondiale, che da allora non si è più fermato. Il loro tour in Nord America ha incluso il sostegno di Tash Sultana, virtuosa chitarrista, anche lei australiana.  

Il 26 ottobre 2018 è uscito Atlas Shoulders, il loro attesissimo album di debutto.
 

Uno dei più importanti concerti nella loro carriera si è svolto al Cropredry Festival della Fairport Convention nel 2016. Quando hanno chiesto su quale palcoscenico avrebbero suonato, impazzirono quando gli fu detto che sarebbe stato quello principale, davanti a più di 20.000 persone. I loro contagiosi ritmi folk-rock catturarono il pubblico a tal punto che gli fu richiesto di tornare per la celebrazione del 50° anniversario di Cropredy. Guitars Exchange era lì per parlare con loro poco dopo essere scesi dal palco principale nel loro trionfale ritorno.
   

   

GE: Come vi sentite dopo quest’accoglienza a Cropredry?
  Pat: Non possiamo credere alla reazione che abbiamo ricevuto qui. È stato fantastico. Ho appena saputo che Robert Plant, uno dei migliori musicisti dell'era moderna, era qui dietro le quinte ad ascoltare lo spettacolo questa sera e questa è la cosa più incredibile di sempre, non riesco ancora a crederci.  

Jack: Venire qui la prima volta è stata una sorpresa perché non sapevamo come sarebbe stato. Tornando questa volta, dopo sei mesi di attesa ed eccitazione, non ho potuto fare a meno di pensare che sarebbe stato impossibile divertirci più della prima volta, eppure Cropredry ci ha smentito. La marea di 20.000 persone era semplicemente folle. Non lo dimenticherò mai.  

GE: Che risposta avete avuto dal pubblico in questo tour mondiale?
 
Pat: Anche al festival di Ostravia nella Repubblica Ceca c’erano circa 20.000, e anche quello è stato pazzesco! Il tour è passato dai 200 di Parigi, alle 60 persone di Copenhagen, alle decine di migliaia di oggi. È stato incredibile e il pubblico è stato fenomenale. Indipendentemente da quanto grande fosse il pubblico, si sono divertiti e questo è il motivo per cui suoniamo - è stato fantastico.  

GE: Suonate entrambi la chitarra?
 

Pat: Sì, ma Jack ora suona molto meno perché si concentra sulla batteria. Jack si occupa delle fondamenta e io mi occupo dei dettagli.  

Jack: Non sono mai stato un chitarrista elettrico. Pat è molto più intricato quindi sono rimasto a casa negli ultimi mesi, letteralmente imparando le semplici scale blues di base, la pentatonica, in modo da poter iniziare con il freestyle.  

GE: Quali sono le vostre chitarre preferite?
 

Jack: La mia preferita è una Maton CW80 personalizzata che abbiamo avuto da giovani grazie a una connessione molto fortunata...  

Pat: Nostro padre costruì per la Maton un tavolo per la sala riunioni quando stavamo risparmiando per comprare una delle loro chitarre a 14 anni e poi a Natale lo staff di Maton si è presentato con due chitarre in regalo per noi. Sono gli unici due pezzi al mondo in quanto il ponte e la tastiera sono realizzate in legno di gomma rossa [una specie di Eucalipto presente in Australia] di 1.800 anni. Sono magnifiche e con loro abbiamo costruito le nostre carriere.  

Non le portiamo più in giro con noi perché ne abbiamo quasi perso una tra Amsterdam e New York ed è stato uno dei momenti peggiori della mia vita. Quindi restano a casa chiuse a chiave, a parte quando lavoriamo in studio.  

 

Abbiamo una Fender Reissue Telecaster del ’52 che è stata firmata da Ben Harper quando siamo stati in tour con lui. Abbiamo spezzato il manico della nostra Gibson ES-335 tre volte: probabilmente è la nostra chitarra più costosa e la adoriamo.
   

Abbiamo anche una Gretsch Electromatic originale, una chitarra meravigliosa. Per ottenere un bel suono con questa chitarra usiamo anche effetti.
   

   

GE: Con quale chitarrista, vivo o morto, vi piacerebbe suonare?
 

Pat: Jimmy Page o John Butler. John Butler ha avuto una grande influenza su di me.
 

Jack: Johnny Cash. Stavo per dire Jimi Hendrix, ma non sono abbastanza bravo per questo, finché scrivo cose semplici di tre accordi. Mi piacerebbe davvero fare una jam con Johnny Cash.
   

Alla fine dell'intervista, una giovane fan si fa avanti e la invitiamo a fare una domanda. "Siete single?", chiede ai gemelli. Quando rispondono che hanno entrambi una felice relazione, lei chiede "Sarete comunque miei amici se dovessi trasferirmi a Byron Bay?". La conversazione finisce in una risata, i due fratelli danno abbracci da grande orso e si allontanano per prepararsi a prendere l'aereo per la prossima tappa del loro tour. Entrambi amano chiaramente ogni minuto della vita che stanno facendo e, con il loro stile rilassato ma appassionato, sono sicuramente destinati a un grande futuro.
   

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©Chelsea Dennison