Una capsula del tempo

Di Tom MacIntosh

I Jefferson Airplane furono pionieri del rock psichedelico dei primi anni '60. Il gruppo era composto da Marty Balin e Grace Slick alla voce, Paul Kantner alla chitarra ritmica, Jorma Kaukonen alla chitarra solista e voce, dal bassista Jack Casady e da Spencer Dryden alla batteria. Volunteers fu il loro ultimo album con la formazione originale e si allontana dagli album precedenti, come Surrealistic Pillow, presentando due dei loro migliori singles, Somebody to Love e White Rabbit, o After Bathing in Baxter's, che rappresentarono il centro nevralgico della psichedelia con cui aprirono i concerti a Monterey nel ‘67, nell'Isola di Wight nel ‘68 e Woodstock e Altamont nel '69. Volunteers è probabilmente l'album più sottovalutato del gruppo perché fu travolto da polemiche per il titolo, originariamente chiamato Volunteers of Amerika, imitando quello dell’associazione benefica Volunteers of America, e in cui manifestarono il loro malcontento per la guerra in Vietnam. Il titolo fu cambiato semplicemente in Volunteers , ma la RCA si oppose con forza anche all'uso di espressioni tipo "contro il muro, bastardo" ("up against the wall, motherfucker") in We Can Stay Together, in modo che “motherfucker” fu editato come un lungo “Maaaaaaaaaaaaaaaa" e “fuck” divenne un “fred”. Non furono felici dell’edizione, ovviamente, ma vivevano nei tempi politicamente turbolenti che il paese stava vivendo. Nell'album troviamo ospiti come il pianista Nicky Hopkins, Stephen Stills all'organo Hammond, Jerry Garcia al pedal steel (nell'eccellente The Farm) e David Crosby, per citarne alcuni.      

Volunteer
s inizia con We Can Be Together, un inno politico con un potente lavoro alla chitarra solista di Kaukonen con la sua Gibson ES-345 su un testo potente, "Noi siamo fuorilegge agli occhi degli Stati Uniti per sopravvivere, imbrogliare, mentiamo, "fred", ci nascondiamo e facciamo affari", un messaggio che riecheggia la sensazione di una generazione che voleva un cambiamento. Il "fred" nei testi era originariamente "fuck" come abbiamo detto prima: i testi vennero ripuliti, ma senza dare troppo senso…il lungo -e brutto- braccio delle autorità della censura.
 

 

È spesso considerato come il loro capolavoro, ma ci sono molti altri dischi che potrebbero rivendicare quel titolo (vedi quelli menzionati sopra). L'album ha una svolta decisamente country in pezzi come The Farm con Garcia al pedal steel, Slick alla voce solista e Turn My Life Down che vede Stills all’organo e Balin alla voce. Hey Frederick è un'epopea di 8 minuti e mezzo che inizia con Slick cantando "o esci o entri completamente, guarda quello che hai, torna alla lancia del silenzio...", che esplora la crisi della giornata: il governo e i militari nella guerra del Vietnam. In una specie di presa in giro dell'ascoltatore, "quanti anni dovrai avere prima di smettere di credere?" Slick e Balin si riuniscono per una bella armonia in Wooden Ships, una delle loro canzoni più famose, seguita da Eskimo Blue Day, una canzone particolarmente bene cantata da Slick, forse uno dei suoi migliori pezzi vocali, cantata con tanta emozione che è veramente un piacere ascoltarla. Mentre alla fine appare la canzone che dà il titolo all’album, Volunteers, un'altra canzone politicamente carica che promuove la semplicità, proponendo di rovesciare l’avidità e la corruzione corporative attraverso l'attivismo e la rivoluzione.
 

 

L'album è un notevole reliquia dell’epoca in cui i giovani pensavano di poter cambiare il mondo con la musica, come il Pifferaio di Hamelin in Good Shepherd, "Se si vuole andare in paradiso (se si vuole andare in paradiso). D'altra parte (sull'altra sponda) Stai lontano dal sentiero delle armi del diavolo. Oh buon pastore alimenta le mie pecore".
     

È un album classico che rappresenta perfettamente ciò che fu il 1969 e rappresenta il miglior momento della band. Un gioiello articolato attraverso arrangiamenti, voci e testi. Una capsula del tempo che ti riporterà indietro e ti ricorderà che le cose non sono poi cambiate così tanto...    

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